L’aggiornamento della normativa in materia di edilizia era necessario per adempiere agli obblighi del PNRR e ottenere i 19 miliardi di Euro richiesti dall’Italia.
Il 16 dicembre 2022 il Consiglio dei ministri ha così approvato il testo del Nuovo Codice Appalti pubblici che è entrato in vigore col decreto del 1° aprile 2023 come provvedimento auto-applicativo, che non ha bisogno perciò, di norme di attuazione.
Il Nuovo Codice Appalti sarà però, completamente operativo solo da gennaio 2024, anche se dallo scorso 1° luglio sono già stati eliminati i vecchi regolamenti dell’ANAC e applicate alcune delle nuove disposizioni.
Ciò vuol dire che per i bandi e avvisi pubblicati con data fino al 30 giugno scorso valgono ancora le vecchie regole del decreto legislativo n. 50 del 18 aprile 2016.
La novità più importante del Nuovo Codice Appalti è sicuramente l’introduzione della digitalizzazione che scatterà dal 1° gennaio 2024 e che prevede procedure automatizzate di tutte le fasi dell’appalto, la creazione di banche dati nazionali e di fascicoli virtuali gestiti dall’ANAC.
La nuova riforma in materia di Appalti Pubblici intende infatti, favorire l’esecuzione dei contratti con tempestività, semplificando la procedura esistente grazie alla digitalizzazione delle procedure, che renderà più snelli gli iter burocratici.
In tal modo, secondo il ministro delle Infrastrutture Salvini: “ Per fare una gara si risparmieranno dai sei mesi ad un anno”.
Un’apposita banca dati conterrà tutte le informazioni relative alle imprese e gli atti e potrà essere consultata da chiunque in qualsiasi momento con notevole risparmio di tempo, soprattutto per le imprese che non saranno più costrette a produrre documentazione cartacea necessaria per partecipare alle gare.
L’accesso facilitato agli atti con procedure legittime e trasparenti, creerà anche più fiducia tra i cittadini e la Pubblica Amministrazione.
Secondo le direttive del Nuovo Codice Appalti, per alcuni settori essenziali, come quello idrico, dei trasporti, o dell’energia, l’iter burocratico sarà ancora più semplificato e veloce.
Qualora inoltre, un contratto sia inferiore ai 150.000 € le Stazioni appaltanti potranno scegliere a chi far eseguire determinati lavori con l’affidamento diretto, cioè anche senza la consultazione di altri operatori economici, sempre che i soggetti scelti siano in possesso di documentate esperienze e competenze idonee all’esecuzione dei lavori.
Nel caso in cui i lavori richiesti superino i 150.000 € ma siano inferiori al milione di euro, si potrà applicare invece, la procedura negoziata senza bando e con invito a cinque operatori.
La procedura senza bando potrà essere applicata anche per lavori e opere di importi superiori al milione di euro, ma con l’invito di almeno dieci operatori.
La normativa ha reintrodotto l’appalto integrato (vietato dal precedente Codice) e permetterà alla Stazione appaltante di affidare ad uno stesso operatore economico sia la progettazione che l’esecuzione dei lavori, tranne per le opere di manutenzione ordinaria; così come ha tolto il precedente divieto per il cosiddetto subappalto a cascata, col quale un subappaltatore potrà di nuovo subappaltare a sua volta l’esecuzione dei lavori.
Inoltre, nel caso in cui in corso d’opera si verificasse una variazione del costo di oltre al 5%, sarà attivato un meccanismo di revisione dei prezzi che permetterà di indennizzare l’impresa committente dell’80% dell’imprevisto maggior costo sostenuto.
Altra novità è la reintroduzione della figura del General Contractor, persona fisica o giuridica, nominata dal committente finale per coordinare la realizzazione dell’intera opera pubblica.
Infine, col Nuovo Codice Appalti sono previsti meccanismi di tutela di forniture italiane ed europee dalla concorrenza sleale di altri Paesi per salvaguardare il “made in Italy