Sembrava che il Superbonus e i vari bonus edilizi previsti del precedente Governo e confermati dal nuovo, pur con delle modifiche, per far fronte alla crisi a causa della pandemia, potessero aiutare la ripresa del mercato immobiliare.
Con questi provvedimenti si voleva infatti, non solo far riprendere un settore dell’economia molto importante per il nostro Paese, ma anche permettere una riqualificazione dei vecchi edifici residenziali, nel rispetto dell’ambiente e per una migliora qualità della vita.
Nel frattempo l’Unione Europea ha proposto una nuova Direttiva sull’efficienza energetica verso zero emissioni, che prevede la ristrutturazione e la riqualificazione dei vecchi edifici dei Paesi dell’Unione, soprattutto dal punto di vista energetico per ridurre le emissioni di biossido di carbonio, i consumi di energia e, di conseguenza, le spese delle bollette, soprattutto dopo gli enormi aumenti a causa al conflitto Federazione Russa/Ucraina.
Il 9 febbraio è la data prevista per la eventuale approvazione delle norme di questa Direttiva che prevedono entro pochi anni, standard minimi di efficienza energetica per gli immobili residenziali più vecchi: classe E entro il 2030, D entro il 2033 ed emissione zero tra il 2040 e 2050.
Sta di fatto che, nonostante i buoni propositi di questa Direttiva per rendere le vecchie abitazioni più efficienti e confortevoli, si sono accesi diversi dibattiti nel nostro Paese, soprattutto sui tempi così brevi per la sua attuazione e la difficoltà dell’applicazione per milioni di edifici, la maggioranza dei quali sono stati costruiti tra gli 1960/1980 e quindi, prima delle normative previste per il risparmio energetico e la prevenzione sismica; mentre molti altri, essendo inseriti in borghi antichi ed avendo particolari caratteristiche strutturali ed architettoniche, per le quali sono “protetti” e inseriti nel nostro patrimonio culturale, sarebbe difficile modificare e riqualificare, senza perdere il loro valore storico/artistico.
Sembra però, che gli edifici storici siano, per ovvio motivi, esclusi dagli interventi di riqualificazione.
Altro ostacolo, e non di poco conto, su cui si dibatte, è la spesa che i cittadini dovrebbero affrontare per riqualificare i propri immobili affinché rientrino negli standard minimi di efficienza energetica. Negli ultimi anni infatti, i costi di manodopera e materiali edili sono aumentati notevolmente, così come la spesa di cui si dovrebbe accollare lo Stato in seguito alle innumerevoli richieste di accesso ai finanziamenti e agevolazioni per la ristrutturazione.
E’ stato quindi proposto di rivedere e magari stabilizzare il Superbonus, che come si sa, è stato invece ridotto per mancanza di fondi; oppure di mettere a punto un nuovo piano nazionale di ristrutturazione per risanare il prima possibile almeno quegli edifici che necessitano di interventi urgenti …
Nel frattempo, milioni di vecchi edifici, pur abitabili e riammodernati secondo normali standard finora validi, ma non riqualificati invece secondo la nuova direttiva UE, si stanno svalutando e i proprietari di case si troveranno in serie difficoltà a vendere/affittare le proprie case non in regola con le norme della Direttiva UE, se non a prezzi molto bassi, col rischio, che andrebbero a favorire una possibile speculazione edilizia.
Per ora non ci resta che aspettare il 9 febbraio …