Quando fa freddo, un caldo cappotto di lana o di altro tessuto è quel capo d’abbigliamento che, indossato sopra ad altri abiti, ci permette di coprire e isolare il nostro corpo affinché sia protetto e rimanga caldo quando usciamo.
Forse è per questo che si chiama cappotto termico anche quel particolare rivestimento esterno utilizzato per coibentare le facciate di condomini, piccoli edifici, casette e villette unifamiliari, al fine di renderle più calde. Ma anche più fresche.
Il cappotto termico infatti, a differenza del capo di abbigliamento, permette, non solo al calore generato dal sistema di riscaldamento interno di rimanere intrappolato tra le pareti domestiche cosicché le temperature interne in inverno non subiscano sbalzi, ma impedisce anche la cosiddetta trasmittanza termica, cioè che il calore dei raggi del sole in estate penetri attraverso i muri riscaldando eccessivamente gli ambienti.
Inoltre, riduce la creazione di crepe e ponti termici, cioè quelle aree fredde provocate dalla normale discontinuità costruttiva dell’edificio, in cui col tempo, si può formare umidità e muffa.
E’ ovvio perciò, che con questo sistema ci sia un conseguente miglioramento dell’efficienza energetica, maggiore comfort abitativo e un sensibile risparmio sulle bollette del gas e dell’elettricità, tanto che le nuove case sono costruite già con una coibentazione termica esterna, che ne aumenta anche il valore commerciale.
Per quanto riguarda i vecchi edifici invece, la realizzazione del cappotto termico, non essendo prevista fino al 1976, in quanto non esistevano ancora leggi sulla verifica termica degli edifici, rientra tra gli interventi di riqualificazione energetica di tutte le abitazioni, anche seconde case e per i quali è ancora possibile chiedere il Superbonus 110, previsto dal cosiddetto Decreto Rilancio e prorogato, seppur con alcune modifiche, fino al 2025.
Come per il capo d’abbigliamento, anche per gli edifici esistono diversi materiali con cui realizzare un cappotto termico: sintetici, minerali e naturali.
Quelli sintetici e più economici sono il polistirolo espanso, il polistirene estruso e il polietilene espanso, che pur garantendo un ottimo isolamento termico, resistenza all’acqua e all’umidità, vanno sottoposti ad un trattamento protettivo e ignifugo affinché possano durare a lungo e non diventare pericolosi in caso di incendio.
La lana di vetro, la lana di roccia e la perlite espansa sono i materiali minerali che, oltre a garantire un ottimo isolamento termico ed acustico, non necessitano di particolari trattamenti, in quanto sono biodegradabili ed ignifughi, ma possono risultare nocivi alle vie respiratorie.
Il sughero e la fibra di legno sono i materiali naturali usati per una scelta eco-sostenibile, sono i più costosi: atossici, non dannosi per l’uomo e l’ambiente, totalmente biodegradabili e riciclabili.
Indipendentemente dal tipo di materiale che si decida di scegliere per la realizzazione del cappotto termico, per accedere al Superbonus 110 è importante che siano i rispettate le seguenti indicazioni:
- il materiale isolante ricopra almeno il 25% delle superfici verticali, orizzontali e inclinate dell’edificio,
- il materiale isolante utilizzato rispetti i cosiddetti CAM (Criteri Ambientali Minimi) relativi alla trasmittanza termica,
- l’intervento permetta di aumentare di almeno due classi la certificazione APE dell’edificio.
I professionisti della Uzan&Partners sempre aggiornati e disponibili, possono fornirvi una consulenza personalizzata e completa sugli aspetti legislativi, burocratici e tecnici; sulla scelta dei materiali e manodopera, sui tempi e costi di realizzazione di un cappotto termico.
Per l’acquisto di un cappotto da indossare invece, meglio andare in un negozio di abbigliamento.