Col diffondersi del Coronovirus e il conseguente lockdown imposto dal governo come misura cautelare per la salute pubblica, molte attività produttive hanno utilizzato lo smart working come modalità lavorativa alternativa alla presenza del personale in sede.
La casa è diventata anche ufficio e la famiglia ha dovuto modificare le proprie abitudini quotidiane, dovendole adattare agli spazi disponibili per consentire anche quella privacy e concentrazione necessarie per lo svolgimento del lavoro da remoto.
Sembra che questo nuovo modus vivendi, in cui vita privata e professionale si incrociano negli spazi della propria casa, visti gli aspetti positivi sotto molti punti di vista sia per l’azienda che per il lavoratore, sia ormai destinato a persistere anche dopo la pandemia.
Va da sé che l’abitazione privata venga ad essere necessariamente ripensata sotto i punti di vista degli spazi e della funzionalità, affinché le attività lavorative e familiari, finora separate, possano convivere senza esserne compromesse.
L’opportunità di lavorare da remoto, con la possibilità di non abitare necessariamente vicino alle sedi lavorative ha pertanto, aumentato il desiderio di ristrutturare la propria casa o di comprarne una nuova, indirizzando tra l’altro, le preferenze verso aree non urbane, dove gli spazi sono più ampi, l’ambiente più salutare e i prezzi degli immobili più accessibili.
Le agevolazioni e misure di Stato pensate proprio per questo periodo, come l’abbattimento del costo dei mutui e la possibilità di accedere ai diversi ecobonus per le ristrutturazioni edilizie a sostegno del settore immobiliare e dell’economia nazionale, incoraggiano oggi, più di prima, ad investire nel mattone, in quanto la casa è da sempre considerata il bene rifugio principale degli italiani, soprattutto in quanto sinonimo di stabilità e tranquillità economica.