Durante la ristrutturazione la gestione dei rifiuti è un aspetto fondamentale per garantire un ambiente di lavoro sicuro e rispettoso dell’ambiente. I rifiuti che vengono generati devono essere correttamente smaltiti per evitare impatti negativi sulla salute e sull’ecosistema circostante (e anche per non incappare in responsabilità penale). Separare i materiali, riciclarli e smaltire correttamente i rifiuti pericolosi sono passaggi cruciali per ridurre l’impatto ambientale e promuovere la sostenibilità. Durante una ristrutturazione, si producono diversi tipi di rifiuti, come ad esempio mattoni, cemento, legno, plastica e metalli. Questi materiali possono essere dannosi se non smaltiti correttamente perché possono contenere sostanze tossiche o inquinanti. In più, una gestione adeguata dei rifiuti edilizi contribuisce a ridurre l’impatto ambientale e a promuovere la sostenibilità.
Per questo una delle prime fasi per una corretta gestione dei rifiuti edilizi è la separazione dei materiali. Ciascuna tipologia di rifiuti ha un suo codice e il rispettivo processo di smaltimento. Durante la ristrutturazione, è importante creare diverse aree di raccolta per i vari tipi di rifiuti. Ad esempio, è possibile avere una zona dedicata ai materiali riciclabili come plastica e carta, un’altra per i materiali inerti come mattoni e cemento, e una terza per i materiali pericolosi come vernici e solventi.
Una volta separati i diversi tipi di rifiuti, si deve avviare il processo di riciclo e riutilizzo. Così facendo si riduce la quantità di rifiuti destinati alla discarica e si può dare una seconda vita a materiali che altrimenti sarebbero stati smaltiti. Ad esempio, i mattoni possono essere puliti e riutilizzati per altre costruzioni, mentre la plastica può essere riciclata per la produzione di nuovi manufatti.
I materiali pericolosi, come vernici, solventi e amianto, richiedono una gestione particolare: devono essere smaltiti in modo sicuro e in conformità alle normative vigenti. È fondamentale rivolgersi a ditte specializzate nel trattamento di questi materiali, in modo da evitare rischi per la salute e l’ambiente.
Come smaltire i calcinacci di una ristrutturazione edile
Discorso a parte anche per i calcinacci: con questo termine si intendono mattoni, cocci, pietre, residui di intonaco, di cemento, di piastrelle rotte o tagliate. Secondo il Testo unico sull’Ambiente (decreto legislativo n. 152 del 2006), lo smaltimento dei calcinacci è a carico di chi effettua i lavori di ristrutturazione. Se i lavori vengono effettuati autonomamente, cioè da un privato, sarà questi a doversi occupare dello smaltimento dei calcinacci. Se invece viene assunta un’impresa edile sarà quest’ultima a doversene occupare. In entrambi i casi le normative per lo smaltimento corretto non cambiano. Chi deve effettuare lo smaltimento deve preoccuparsi di richiedere la documentazione che attesta il corretto smaltimento dei calcinacci. Questo perché, in caso di ispezione, anche a lavori ultimati, tale documentazione permetterà di accertare che lo smaltimento è stato fatto nel rispetto delle norme vigenti.
Dove si buttano i calcinacci? Come stabilisce la normativa, dipende dal quantitativo: se è limitato, è possibile portarlo autonomamente all’isola ecologica più vicina e inserirlo negli appositi cassoni. Se invece si tratta di un quantitativo consistente sarà necessario portarlo in una discarica. Mai, in nessun caso, i calcinacci si buttano nel cassonetto della spazzatura.
A chi rivolgersi per smaltire correttamente i calcinacci in caso di ristrutturazione? Se i lavori sono di un’entità consistenza, è bene rivolgersi ad una ditta specializzata nel ritiro e smaltimento dei calcinacci. Da preferire un’azienda competente e professionale, rigorosamente iscritta all’albo nazionale. Chi sbaglia nello smaltimento dei calcinacci, o li abbandona volontariamente, rischia una condanna da 3 mesi a 2 anni a seconda della pericolosità dei rifiuti abbandonati.